“La sorella non è mai stata ritrovata.” Giovanna fece una pausa drammatica, godendosi il terrore negli occhi di Angelo. Pietro, in silenzio, aspettava la fine del racconto con una certa curiosità. “Ma il giorno dopo, qualcuno o qualcosa ha lasciato una scatola di pollo fritto davanti alla casa della ragazza.”
Angelo lasciò scappare un gemito alto, che sembrava il verso di un topo pronto per essere preso da un gatto.
“Aspetta, ma nessuno ha mai indagato sul macellaio?” chiese Pietro, un po’ confuso. Giovanna sorrise, pronta a spiegare.
“Certo,” disse, “ma lui ha cambiato città poco dopo. Lo sospettavano tutti, ma senza prove il detective non poteva fare nulla.” Pietro sembrava soddisfatto di questa risposta.
“Eee, questa sì che faceva paura!” esclamò. Dopo il racconto spaventoso di Giovanna e quello imbarazzante del maialino fantasma che aveva raccontato Angelo, era il turno di Pietro di condividere la sua storia di Halloween. “In realtà, io ho portato qualcosa di diverso,” disse, aprendo lo zaino. Da sotto i pacchetti di caramelle a forma di ragnatela e le patatine gusto ‘vampiro’, tirò fuori un foglio piegato di carta giallastra e una tavoletta in legno grande quanto una scacchiera, sporca e consumata dal tempo. “Li ho trovati nella mansarda del nonno,” disse. “Abbiamo pulito casa sua per la prima volta dopo vent’anni!”
Giovanna si chinò per esaminare i due oggetti. “Guarda, c’è una lista di nomi strani!” esclamò, sfogliando il foglio.

Angelo guardò la lista, un brivido lungo la schiena. “Spero che non finiremo come loro,” mormorò, mentre i ragazzi si scambiarono sguardi nervosi. Poi, ancora più, confuso, strizzò gli occhi. “E questa tavola con tutte le lettere? Cos’è?”

Giovanna, sempre pronta a spiegare, rispose: “È una tavola Ouija! Dicono che permetta di parlare con gli spiriti.” Ma i suoi occhi si strinsero: “Aspetta, ci sono delle lettere sbiadite… come se fossero state cancellate.”
Pietro si grattò la testa. “Il nonno mi ha raccontato una volta di quando ha parlato con un demone… ma non ricordo com’è andata a finire.”
“Scommetto che la tavola è collegata a un nome in particolare!” suggerì Giovanna con un sorriso malizioso. “Forse dobbiamo dirne uno tre volte, come in Beetlejuice!”
Angelo rimase smarrito. “Beetle—chi?”
Pietro sollevò la tavola, per vederla meglio. I ragazzi si guardarono, ognuno con un misto di eccitazione e paura.
“Chissà quale di questi nomi è quello giusto…” disse Giovanna, pensando ad alta voce.
Sfida
Come si chiama il demone della tavola Ouija?
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