La storia dietro la formula cubica
Tartaglia fu il primo a trovare una soluzione generale per l’equazione cubica, un risultato che segna una tappa chiave nella storia dell’algebra. Ma perchรฉ scelse di trasformare la sua formula in una poesia misteriosa?
Nel 1512, durante il sacco di Brescia, il dodicenne Niccolรฒ Fontana fu gravemente ferito al viso da un colpo di sciabola. Questa ferita lo segnรฒ per sempre, lasciandogli un grave difetto di pronuncia. Per questo, i suoi coetanei iniziarono a chiamarlo ‘Tartaglia’, che in veneziano vuol dire ‘balbuziente’ โ il nome con il quale sarebbe passato alla storia.
Nonostante la sfortuna, Tartaglia divenne uno dei matematici piรน brillanti del Rinascimento. Il 12 febbraio 1535 riuscรฌ a risolvere un problema che aveva fatto impazzire gli scienziati per secoli: trovรฒ infatti il modo di risolvere le cosiddette equazioni cubiche. La sua scoperta, insieme a quelle di altri matematici della sua epoca, fu una tappa importantissima in una lunga catena di scoperte che avrebbero cambiato per sempre la matematica. Piรน avanti vedremo come, partendo da qui, si arrivรฒ poco a poco alle idee rivoluzionarie di Galois e alla matematica moderna!
Cosโรจ unโequazione cubica?
Ma che cosa sono le equazioni cubiche? In parole semplici, sono quelle in cui la lettera (x) (il numero che dobbiamo trovare) compare “al cubo”, ovvero elevata alla terza potenza: (x^3).
Ecco un esempio: (x^3 + 5x = 2).
Le equazioni cubiche sono piรน difficili di quelle che di solito si fanno a scuola, dove la \(x\) appare solo al quadrato (cioรจ con lโesponente 2, come in \(x^2\)). Per tanti secoli nessuno era riuscito a trovare una regola generale per risolverle.
Nel grafico qui sotto puoi vedere come si disegna una tipica equazione cubica:

Le terzine di Tartaglia
All’epoca, il linguaggio matematico moderno non esisteva ancora, e solo pochi in Europa avevano iniziato ad usare simboli matematici. Tartaglia quindi, come molti altri, descrisse la sua scoperta usando solo parole! E non solo โ per ricordare la formula piรน facilmente, la espresse in forma poetica usando le terzine:
Formula delle equazioni cubiche
Quando chel cubo con le cose appresso
Se agguaglia ร qualche numero discreto
Trouan dui altri differenti in esso.
Dapoi terrai questo per consueto
Che’llor produtto sempre sia eguale
Al terzo cubo delle cose neto,
El residuo poi suo generale
Delli lor lati cubi ben sottratti
Varra la tua cosa principale.
In el secondo de cotesti atti
Quando che ‘l cubo restasse lui solo
Tu osseruarai quest’altri contratti,
Del numer farai due tal part’ร uolo
Che l’una in l’altra si produca schietto
El terzo cubo delle cose in stolo
Delle qual poi, per commun precetto
Torrai li lati cubi insieme gionti
Et cotal somma sara il tuo concetto.
El terzo poi de questi nostri conti
Se solue col secondo se ben guardi
Che per natura son quasi congionti.
Questi trouai, & non con paรi tardi
Nel mille cinquecent’e, quatro e trenta
Con fondamenti ben sald’e gagliardi
Nella citta dal mar’intorno centa.
Fonte: WikiSource
Questa spiegazione in rima, per quanto accattivante, risulta piuttosto complessa da comprendere per noi lettori moderni. Oggi, infatti, scriviamo la stessa formula in un modo completamente diverso:
$$x = \sqrt[3]{\frac{q}{2} + \sqrt{ \frac{q^2}{4} + \frac{p^3}{27}}} – \sqrt[3]{- \frac{q}{2} – \sqrt{ \frac{q^2}{4} + \frac{p^3}{27}}}$$
A un primo sguardo questa formula ci puรฒ sembrare complicata ma, almeno per i matematici moderni, questa notazione risulta molto piรน chiara e universale della descrizione in versi.
Per il nostro amico Tartaglia, invece, era normale esprimere i concetti matematici in parole. Per esempio:
- \(x\) era chiamato “cosa”
- \(x^2\) era chiamato “censo”
- \(x^3\) era chiamato “cubo”
L’equazione \(x^2 + 2x = 11\) poteva infatti essere scritta come:
‘Un censo piรน due cose sono equivalenti a undici unitร .’
Attivitร
Risolvete queste equazioni scritte in parole:
- Un numero piรน due รจ uguale a cinque.
- Il quadrato di un numero, diminuito di tre volte il numero stesso, รจ uguale a quattro.
- Un numero, sommato al suo triplo, dร come risultato dieci.
- Due censi piรน tre cose sono equivalenti a ventuno unitร .
L’impatto della scoperta
La scoperta di Tartaglia era rivoluzionaria per il suo tempo. Era il primo grande passo avanti in algebra dai tempi degli antichi babilonesi, che avevano trovato come risolvere le equazioni di secondo grado usando un metodo equivalente alla formula che impariamo a scuola:
$$x = \frac{-b \pm \sqrt{b^2 – 4ac}}{2a}$$
Piรน tardi, la formula delle equazioni cubiche di Tartaglia porterร al riconoscimento dell’utilitร delle radici di numeri negativi e quindi alla scoperta dei numeri complessi.
Tartaglia e Cardano: Formule segrete e tradimenti matematici

La storia ha una fine poco gloriosa. Tartaglia aveva condiviso la sua formula con Gerolamo Cardano, un famoso matematico dell’epoca. Anni dopo, Cardano pubblicรฒ la soluzione nel suo libro Ars Magna (1545), nonostante avesse giurato a Tartaglia di non rivelarla mai ad anima vivaโฆ
Cardano aveva perรฒ scoperto che un altro matematico, Scipione Dal Ferro, aveva trovato la stessa formula circa vent’anni prima di Tartaglia. Dal Ferro la tenne segreta, condividendola solo con pochi fidati prima di morire nel 1526.
Cardano venne a sapere di Dal Ferro durante un viaggio a Bologna, dove vide i suoi vecchi appunti. Ritenne quindi opportuno pubblicare la formula, senza il consenso di Tartaglia, visto che stava rivelando la scoperta di qualcun altro.
Tartaglia, tuttavia, si sentรฌ tradito e questo scatenรฒ una feroce disputa tra i due che durรฒ per il resto delle loro vite.
Cosa รจ successo dopo?

La formula per le equazioni cubiche fu solo l’inizio di una serie di scoperte matematiche entusiasmanti.
Poco dopo infatti, Ludovico Ferrari, un allievo di Cardano, trovรฒ un modo per risolvere le equazioni di quarto grado. Ma qui le cose si complicarono.
Per quasi tre secoli, i matematici cercarono senza successo una formula simile per le equazioni di quinto grado. La svolta arrivรฒ nel XIX secolo, ma non come ci si aspettava.
Nel 1832, il giovane matematico francese รvariste Galois dimostrรฒ che non puรฒ esistere una formula generale per risolvere le equazioni di grado superiore al quarto usando solo operazioni algebriche e radici. Incredibilmente, Galois fece questa scoperta rivoluzionaria prima di morire tragicamente all’etร di soli 20 anni, in seguito a un duello. La notte prima dello scontro fatale, consapevole del pericolo, passรฒ le ore a scrivere freneticamente i suoi risultati matematici.
La dimostrazione di Galois non solo chiuse la ricerca di una formula per le equazioni di quinto grado, ma aprรฌ anche una nuova e potente branca della matematica: la teoria dei gruppi.
Il lavoro di Galois, nonostante la sua breve vita, gettรฒ le basi per l’algebra astratta moderna, influenzando profondamente lo sviluppo della matematica nei secoli successivi.
Cosรฌ, da un problema apparentemente specifico come la risoluzione delle equazioni cubiche, si รจ sviluppata una catena di scoperte che ha cambiato la nostra comprensione dell’algebra e della matematica in generale.
Riflessioni sulla notazione matematica
Dopo aver visto la storia di Tartaglia e l’evoluzione dalla poesia alla formula moderna, possiamo chiederci: perchรฉ usiamo la notazione matematica che usiamo oggi?
Attivitร
Scegliete una formula matematica e riscrivetela in poesia.
Il ruolo della memoria
Tartaglia stesso scrisse di aver messo la formula in rima per ricordarla meglio:
Voglio che sappiati che per potermi aricordare in ogni mia improvisa occorrentia tal modo operativo, io lโho redutto in uno capitolo in rima, perchรฉ se io non havessi usato questa cautella, spesso me saria uscito di mente. Et quantunque tal mio dire in rima non sia molto terso, non mi ho curato, perchรฉ mi basta che mi serva a ridurme in memoria tal regola ogni volta che io il dica.
In italiano moderno, Tartaglia sta dicendo: “Voglio che sappiate che per potermi ricordare questo metodo in ogni occasione improvvisa, l’ho ridotto in un capitolo in rima, perchรฉ se non avessi usato questa precauzione, spesso mi sarebbe uscito di mente. E anche se il mio modo di dire in rima non รจ molto elegante, non me ne sono curato, perchรฉ mi basta che mi serva a ricordare questa regola ogni volta che lo recito.”
Domanda
Quale versione trovate piรน facile da ricordare, le terzine o la formula moderna? Perchรฉ?
ร vero che ricordare una poesia รจ facilitato molto dal ritmo e dalla rima. Tuttavia, questo era piรน importante nei tempi passati. Ricordare le formule in parole รจ, forse, ancora piรน difficile che ricordare i simboli. Personalmente, quando mi ricordo una formula come questa:
$$x = \frac{-b \pm \sqrt{b^2 – 4ac}}{2a}$$
mi ricordo soprattutto la forma o “l’immagine” dell’equazione. La forma visiva รจ spesso la piรน immediata e piรน facile da capire. Questo aiuta la comprensione e quindi la memoria.
Per esempio, in questa formula, la struttura visiva con la frazione, il segno $\pm$ e la radice quadrata crea un’immagine mentale distintiva. Questa “forma” dell’equazione puรฒ essere piรน facile da ricordare rispetto a una descrizione verbale.
Un’altra cosa importante รจ il fatto che al tempo di Tartaglia i libri stampati erano una raritร , e la memoria era praticamente l’unico strumento a disposizione.
Oggi invece siamo all’altro estremo: รจ talmente facile ritrovare delle informazioni che spesso non le scriviamo nemmeno.
C’รจ anche da dire che l’effetto aggiuntivo artistico rende la formula piรน appetibile alla mente umana, e quindi piรน permanente nella memoria. Questo aspetto “poetico” della matematica non รจ completamente perso nella notazione moderna, ma si manifesta in modi diversi, come nell’eleganza e nella simmetria di certe equazioni.
Domanda
La matematica perde qualcosa di “poetico” con la notazione moderna?
ร anche curioso vedere come il modo di insegnare la matematica sia cambiato nel tempo da questo punto di vista. Una volta, si dava molta importanza a imparare le cose a memoria. Oggi invece si punta di piรน a capire i concetti e a saperli usare. Ci sono due motivi principali per questo cambiamento. Primo, secondo le idee pedagogiche moderne รจ piรน utile insegnare a ragionare e a capire le cose in profonditร . Secondo, oggi abbiamo sempre il telefono in tasca con tutte le informazioni a portata di mano, quindi ricordare tutto a memoria non รจ piรน cosรฌ importante come una volta.
Questo non vuol dire che la memoria non serva piรน. Per alcune formule importanti vale ancora la pena sforzarsi di impararle. Per questo, gli insegnanti usano spesso dei trucchetti per aiutare gli studenti a ricordare le cose fondamentali. L’idea รจ di trovare un equilibrio tra ricordare le cose importanti e capire veramente come funzionano.
Chiarezza e precisione
La notazione matematica che usiamo oggi ha dei vantaggi significativi rispetto alle descrizioni in parole come quelle di Tartaglia. Ma รจ davvero piรน chiara per tutti?
Domanda
Quale versione trovate piรน facile da capire, le terzine di Tartaglia o la formula moderna? Perchรฉ?
La notazione matematica moderna ha alcuni punti di forza:
- ร concisa: puรฒ esprimere idee complesse in poco spazio.
- ร precisa: riduce le ambiguitร che possono nascere con le parole.
- ร visiva: spesso la forma di un’equazione ci dice molto sul suo significato.
- ร universale: i matematici di tutto il mondo la capiscono, indipendentemente dalla loro lingua madre.
Tuttavia, non รจ priva di svantaggi:
- Puรฒ sembrare astratta e difficile da interpretare per chi non รจ abituato.
- Perde parte del fascino poetico che troviamo nelle descrizioni verbali come quelle di Tartaglia.
- In alcuni casi, puรฒ creare barriere culturali. Per esempio, i libri cinesi e giapponesi sono normalmente scritti in verticale, ma i testi scientifici devono essere scritti in orizzontale per poter usare le notazioni matematiche “universali” sviluppate in occidente.
Domanda
Cosa rende una notazione matematica “buona” o “utile”? ร la facilitร con cui si puรฒ scrivere? O quanto รจ comprensibile per chi la vede per la prima volta? O forse quanto รจ versatile per esprimere idee diverse?
Attivitร
Inventate una vostra notazione per un’equazione semplice come “un numero piรน due รจ uguale a cinque”. Per esempio:
“num. add. II fa V”
Poi confrontatela con quella dei vostri amici. Chiedetevi a questo punto se il vostro sistema รจ chiaro, conciso e facile da usare.
Evoluzione della notazione matematica
La notazione matematica che usiamo oggi รจ il risultato di secoli di evoluzione. Come abbiamo visto, nell’antichitร e nel Rinascimento, la matematica veniva scritta principalmente in parole.
Nel XVI secolo, matematici come Franรงois Viรจte iniziarono a usare lettere per rappresentare numeri sconosciuti. Questo fu un grande passo avanti. Gradualmente, la notazione divenne sempre piรน standardizzata. Simboli come +, -, ร, รท diventarono comuni. Nel XVIII e XIX secolo, con lo sviluppo di nuovi campi della matematica come il calcolo e l’algebra astratta, vennero introdotti nuovi simboli e notazioni.
Oggi, la notazione matematica continua a evolversi. Nuovi campi come la teoria dei grafi o la logica matematica hanno le loro notazioni specializzate. E con l’avvento dei computer, sono nate nuove forme di rappresentazione matematica, come i linguaggi di programmazione matematica.
La matematica non รจ solo un insieme di regole fisse, ma un linguaggio vivo che si adatta alle nuove idee e alle nuove sfide. La notazione che usiamo oggi ci permette di esprimere concetti complessi in modo chiaro e conciso, ma chissร come scriveremo la matematica tra cento anni!
Domanda
Sarebbe stato possibile fare certe scoperte matematiche senza una notazione adeguata?
Risorse
- Cardano, Tartaglia e la formula contesa: Un articolo dettagliato sulla scoperta di Tartaglia e sulla lunga disputa con Cardano.
- Il testo originale della poesia di Tartaglia (WikiSource): La poesia completa in cui Tartaglia codificรฒ la sua famosa formula.
Ringraziamenti
Grazie ad Andrea per avermi parlato di questo argomento e per le utili spiegazioni che mi ha dato.

